Si tratta di un’antico cantus firmus (successivamente denominato canto gregoriano), che in pieno Medioevo caratterizzava i servizi liturgici della Vigilia di Natale e, in alcuni casi, la processione dei “Profeti di Cristo” (l’Ordo Prophetarum) che comprendeva ” Geremia, Daniele, Davide e Sibilla. La più antica versione del “Signum Judicii”, meglio conosciuto come “Canto della Sibilla” con testo e musica, proviene dal Codex Callistinum, dai manoscritti del monastero di San Marziale di Limonges e della Cattedrale di Beauvais, risalente alla fine del IX secolo o agli inizi del X secolo. Fu utilizzato nella liturgia del natale
Di grande diffusione, soprattutto in Spagna, dove la forma tradizionale il canto si trasformò addirittura in una rappresentazione liturgica. Nella Cattedrale di Barcellona, ebbe luogo nell’anno 1418 il dramma “Fet de la Sibilla e de l’Emperador Sésar”. La Sibilla recitava i versi del “Signum Judicii”, invitando gli uomini a venerare gli antichi dei, ma al termine della profezia, l’imperatore Costantino la scacciava dal suo dominio (chiesa).
Negli stessi anni furono scritti ben due romanzi cavallereschi che contribuì alla divulgazione della leggenda della Sibilla: nel 1410 “Il guerino detto il Meschino” di Andrea da Barberino e nel 1420 “Il paradiso della Regina Sibilla” di Antoine De La Sale, fino al poema “Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto pubblicato nella sua edizione definitiva nel 1532. Questo fatto dimostra che la Sibilla e il suo regno sotterraneo sui Monti Sibillini nel Medioevo erano conosciuti in tutta Europa e, in tempi di riforme, rappresentavano un serio pericolo per la chiesa cattolica.
Qualche anno dopo (1545-1563), a seguito dei divieti sanciti dal Concilio di Trento, il canto della Sibilla scomparve dalle chiese tranne che nelle isole Baleari e in Sardegna, dove sopravvisse grazie al loro isolamento, divenendo nel tempo una tradizione religiosa popolare, giunta sino al secondo millennio.
Il 24 dicembre di ogni anno, ancora oggi, le chiese di Maiorca e di Alghero celebrano la messa di mezzanotte per commemorare la nascita di Cristo, preceduta dal Canto della Sibilla (il canto della pitonessa) che profetizza la fine del mondo, anticipando con apocalittiche immagini il gran tribunale di Cristo a Giosafat, nome della valle nel quale secondo la Bibbia avverrà il Giudizio finale.
In questo canto si esibisce una giovane voce bianca, con indosso una tunica, un mantello di seta ricamata, un berretto mentre in mano stringe una spada grande, quale simbolo della giustizia divina e nell’altro uno scettro, segno dell’autorità capitolare.
Il Canto della Sibilla il 16 novembre 2010 a Nairobi, è stato dichiarato “Patrimonio Immateriale dell’Unesco”.