L’Eta moderna

Il XV secolo con la sua filosofia neoplatonica rinnovò la fama della Sibilla e degli antichi miti classici. I tempi stavano cambiando (le grandi scoperte scientifiche mettevano in dubbio l’unica verità, minando la teologia cristiana che non ammetteva il progresso).
Nonostante le interpretazioni sataniche dei “congressi o voli notturni”, dei “sortilegi” e dei “riti magici” del terribile “Malleus Maleficarum”, il rinascimento credeva in Dio come credeva nel Diavolo, ai Testi Sacri come ai Libri di Magia.
La filosofia riconosceva alla natura il potere di operare miracoli ed il mago come colui che era capace di cavare i segreti racchiusi nel grembo della terra.
L’arte e la letteratura illustravano l’esistenza di un mondo misterioso e magico, retaggio dei miti pagani proscritti dalla chiesa, testimonianze dell’inquietudine e della voglia diffusa di verità ed esoterismo.
Al Lago di Pilato non si praticava una magia profana ma la magia naturale che sfruttava gli influssi celesti, difatti la chiesa passava da periodi di tolleranza a periodi di divieti e condanna verso quei riti. Molte sono le testimonianze dell’epoca, anche di eminenti ecclesiasti, che lo dimostrano.
La magia in genere non era considerata come violazione delle leggi naturali ma veniva condannata se connessa all’esorcismo, all’invocazione demoniaca ed alla necromanzia come nel caso del mago filosofo Cornelio Agrippa che ambiva “Penetrare in successione i tre mondi per giungere all’archetipo animatore, sì da ascendere alla perfezione divina e trasformarsi nell’immagine di Dio e con lui essere una cosa sola.”
Le leggende in cui sacro e profano, Dio e Satana si fronteggiano, creano contorni indefiniti al personaggio della